La Comunità Europea ha approvato una nuova direttiva che mira a rendere più efficienti e sostenibili gli edifici residenziali dei 27 Paesi membri. Si tratta della direttiva Case Green, che fa parte del pacchetto Fit for 55% presentato dalla Commissione europea nel luglio 2021, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Ma cosa comporta questa direttiva per i proprietari di case e quali sono i costi e i problemi pratici che dovranno affrontare?
La direttiva UE sull’efficienza energetica degli edifici
La direttiva Case Green prevede che tutti gli edifici residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e nella classe energetica D entro il 1° gennaio 2033 . Questo significa che dovranno avere un consumo energetico annuo inferiore a 160 kWh/mq per la classe E e inferiore a 120 kWh/mq per la classe D. Gli edifici che non rispetteranno questi standard dovranno essere ristrutturati o demoliti.
La direttiva UE sull’efficienza energetica degli edifici (EPBD) è stata adottata nel 2010 e rivista nel 2018. Essa stabilisce una serie di obiettivi e requisiti per gli Stati membri, tra cui:
- L’introduzione di un sistema di certificazione energetica degli edifici, che assegna una classe da A (la più efficiente) a G (la meno efficiente) in base al consumo di energia primaria e alle emissioni di CO2.
- L’obbligo di rinnovare il 3% della superficie totale degli edifici pubblici ogni anno per renderli più efficienti dal punto di vista energetico.
- L’obbligo di garantire che tutti gli edifici nuovi siano a energia quasi zero (nZEB) dal 2021, ovvero che abbiano un fabbisogno energetico molto basso o nullo, coperto in larga misura da fonti rinnovabili.
- L’obbligo di elaborare strategie nazionali a lungo termine per la ristrutturazione del parco edilizio esistente, con l’obiettivo di raggiungere un livello ottimale di efficienza energetica e decarbonizzazione entro il 2050.
Nel dicembre 2020, la Commissione europea ha presentato una proposta per rafforzare ulteriormente la direttiva EPBD nell’ambito del Green Deal europeo. Tra le novità previste, ci sono:
- L’aumento dell’obiettivo minimo annuo di rinnovamento degli edifici pubblici dal 3% al 6%.
- L’introduzione di un obiettivo vincolante per gli Stati membri di migliorare l’efficienza energetica del parco edilizio esistente del 3% all’anno.
- L’introduzione di una classe energetica minima obbligatoria per gli edifici esistenti entro il 2030 e il 2033. In particolare, entro il primo gennaio del 2030 tutti gli edifici dovranno avere almeno la classe E; entro il primo gennaio del 2033 tutti gli edifici dovranno avere almeno la classe D.
La proposta della Commissione è stata approvata dal Parlamento europeo il 14 marzo 2023 con alcune modifiche. Ora dovrà essere negoziata con il Consiglio dell’Unione Europea, che rappresenta gli Stati membri, prima della sua adozione definitiva.
Le implicazioni per i proprietari di case
La direttiva europea sul miglioramento della prestazione energetica degli edifici (EPBD) è una normativa che ha lo scopo di ridurre il consumo di energia e le emissioni di gas serra nel settore edilizio, che rappresenta circa il 40% del consumo finale di energia e il 36% delle emissioni nell’Unione Europea.
La direttiva prevede una serie di obiettivi e misure da adottare da parte degli Stati membri per rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico, sia quelli nuovi che quelli esistenti. Tra le principali novità introdotte dalla revisione della direttiva approvata dal Parlamento europeo il 14 marzo 2023, ci sono quelle relative agli edifici residenziali, che riguardano direttamente i proprietari di case.
In particolare, la direttiva stabilisce che entro il primo gennaio 2030 tutti gli edifici residenziali debbano avere una classe energetica non inferiore alla E, e entro il primo gennaio 2033 non inferiore alla D. Questo significa che i proprietari di case con classe energetica F o G dovranno effettuare degli interventi di riqualificazione energetica per adeguarsi ai nuovi standard.
Secondo i dati dell’Istat, in Italia ci sono circa 1,8 milioni di edifici residenziali con classe energetica G e circa 3 milioni con classe F, pari al 35% e al 25% del totale rispettivamente. Si tratta quindi di un numero elevato di immobili che dovranno essere oggetto di interventi nei prossimi anni.
Ma quanto costerà e quali problemi pratici ci saranno per i proprietari?
I costi
L’adeguamento della classe energetica delle case è una sfida importante per l’Italia e per tutta l’Unione Europea, che si sono impegnate a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Gli edifici sono responsabili di circa il 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas serra nell’UE, e quindi migliorare la loro efficienza è fondamentale per ridurre l’impatto ambientale e garantire il benessere dei cittadini.
La nuova direttiva europea sulle prestazioni energetiche degli edifici (EPBD), approvata dal Parlamento europeo nel marzo 2023, prevede obiettivi ambiziosi per gli Stati membri: entro il 2030, tutti gli edifici residenziali dovranno avere almeno la classe energetica E, e entro il 2033 almeno la classe D. Inoltre, dal 2025 tutti gli edifici nuovi dovranno essere a zero emissioni nette di carbonio.
Ma quanto costerà adeguare le case esistenti ai nuovi standard? E quali problemi pratici ci saranno per i proprietari?
Secondo le stime dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), in Italia ci sono circa 1,8 milioni di edifici residenziali in classe G (la più bassa), che dovranno essere riqualificati entro il 2030. Il costo medio per portare un edificio dalla classe G alla classe E è di circa 600 euro al metro quadro, mentre per arrivare alla classe D è di circa 800 euro al metro quadro. Considerando una superficie media di 100 metri quadrati per abitazione, si tratta di una spesa complessiva di circa 108 miliardi di euro per passare alla classe E e di circa 144 miliardi di euro per passare alla classe D.
Queste cifre sono indicative e dipendono dal tipo di intervento necessario: sostituzione degli infissi, isolamento termico delle pareti e del tetto, installazione di caldaie a condensazione o pompe di calore, schermature solari, pannelli fotovoltaici ecc. Alcuni interventi possono richiedere anche l’autorizzazione del condominio o del comune.
Per sostenere i proprietari nella spesa per l’adeguamento energetico delle case, la direttiva europea prevede diverse misure:
- Il mantenimento degli incentivi fiscali già esistenti negli Stati membri (in Italia il superbonus del 110%, l’ecobonus del 65% o del 50%, la detrazione Irpef del 36% ecc.)
- La creazione di fondi nazionali dedicati alla riqualificazione energetica degli edifici
- La possibilità di accedere a finanziamenti agevolati da parte della Banca europea degli investimenti o da altre istituzioni finanziarie
- La promozione dell’autoproduzione e dell’autoconsumo dell’energia rinnovabile prodotta dagli edifici
- La semplificazione delle procedure amministrative e burocratiche
Tuttavia, la direttiva lascia anche una certa flessibilità agli Stati membri nell’applicazione dei criteri e dei tempi previsti. Infatti, ogni Paese dovrà stabilire i propri standard minimi di efficienza energetica per gli edifici entro il 2027, tenendo conto delle condizioni climatiche, economiche e sociali locali. Inoltre, la direttiva prevede alcune eccezioni per gli edifici di interesse storico o culturale, che potranno essere esentati dagli obblighi di riqualificazione se dimostreranno di non poterli rispettare senza alterare il loro valore patrimoniale.
La direttiva Case Green è stata approvata dal Parlamento europeo il 14 marzo 2023, ma non è ancora entrata in vigore. Il testo sarà oggetto del negoziato finale tra il Consiglio Ue e l’esecutivo europeo, per poi tornare in plenaria per la votazione definitiva. La direttiva ha suscitato reazioni contrastanti tra i diversi Paesi e le diverse forze politiche, tra chi la considera un passo necessario e ambizioso per combattere i cambiamenti climatici e chi la ritiene insostenibile e penalizzante per alcuni settori economici.
La direttiva Case Green rappresenta una sfida importante per l’Italia, che ha un patrimonio immobiliare molto vecchio e inefficiente dal punto di vista energetico. Secondo i dati dell’Istat del 2019, solo il 18% degli edifici residenziali italiani rientra nelle classi “alte” (A, B e C)